domenica 25 settembre 2016

La città di Barreiro e Gimenez. Perle Nascoste, fumetti che vanno recuperati.

La  scuola argentina, è ricca di fumetti che non leggeremo mai, purtroppo.
Ma negli anni grazie soprattutto al 'Eura , ora Aurea, casa editrice che per prima li ha portati in italia ci siamo comunque potuti gustare le opere più significative di quella che mi avviso è stata una delle scuole artistiche più importanti al mondo almeno fino a gli anni ottanta.
Senza di loro non avremmo letto roba tipo L'eternauta, tutte le opere di Robin Wood di cui parlo più diffusamente qui, e sopratutto ci saremo perso un vero gioiello, passato purtroppo inosservato ai più : la Città fumetto scritto da Riccardo Barreiro e disegnata da Juan Jimenez.
Di cosa parla il fumetto?

La storia prende il via quando Jan il protagonista, dopo aver passato la serata in discoteca e dopo l'ennesima litigata con la fidanzata  nel rientrare a casa, improvvisamente si perde tra i vicoli della città.
presto scoprirà che in qualche modo è stato "catturato" dalla città stessa e apparentemente trasportato in una specie di dimensione parallela, fatta di innumerevoli realtà, tante quanti sono i quartieri della città stessa.
La narrazione è quella classica del fumetto argentino : 14 pagine autoconclusive, dove Juan il protagonista  ad ogni nuova puntata esplora un nuovo quartiere ed aggiunge un nuovo tassello al mistero che lo circonda.
Il fumetto è una metafora di tutti i mali e le storture  che una metropoli come Buenos Aires rappresentavano negli anni settanta per Barreiro.
Si va dalla puntata in cui Jaun capita in un quartiere dove vige la legge del più forte, con atmosfere alla Mad Max, o la puntata in cui si scontra con un super mercato completamente automatizzato che sembra Hal 2000 di 2001 odissea  nello spazio, fino ad arrivare ad incontrare nientepopodimeno che : Juan Galvez , ovvero L'eternauta.
Si perchè nonostante la struttura narrativa, sia ad episodi autoconclusivi, la serie ha una continuity interna così serrata da renderla un unico racconto di cui l'episodio finale è quello dell'incontro appunto con il protagonista del capolavoro di Héctor Oesterheld.
Moltissime altre opere a fumetti sono state nel tempo ispirate a questa magnifica opera, basti pensare a Morrison negli Invisibiles dove il concetto di città segreta all'interno della città è stato ampiamente ripreso.
Esiste  anche un seguito scritto sempre Barreiro e disegnato da Luis Garcia Duran, con un diverso protagonista che arriva alla Città per una diversa finalità.
a mio avviso la Città 2 non si avvicina minimamente come qualità al primo volume, ma risulta comunque una lettura più che interessante da fare anche solo per completezza.

Note dolenti


Purtroppo non è facilissimo recuperare quest'opera, L'eura l'ha pubblicata in due versione differenti e tutte e due da tempo fuori catalogo la prima è su euracomix 16, che ha si il pregio di essere una edizione con copertina rigida, ma ha il difetto; da una parte di essere stata colorata ( mentre l'originale è un uno splendido bianco e nero) e dall'altra di essere rimontata per adattarle al formato francese, mentre l'originale era stato pubblicato nell stesso formato dell' eternauta.
la seconda testata Eura che ha ospitato questo fumetto è stata fantacomiX-day collana bellisisma pubblicata nel 1997 , ma che ha auto vita molto breve.
Nel quarto numero della collana trovate l'intera storia  insieme a la Città 2 e al meraviglioso  Robin delle stelle, questa volta in bianco e nero anche se ancora rimontato.
Non è un fumetto facile da trovare, ma vale la pena cercarlo.
Buona caccia.




domenica 18 settembre 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film di super eroi

Immagino che attratto dal titolo come una falena dalla luce, abbia aperto l'articolo con il coltello tra i denti, giusto per vedere quanto può essere idiota chi ha scritto una cosa del genere.
Prima però di commentare stizzito, ribadendo la tua ripugnanza verso una tesi tanto blislacca, concedimi il beneficio del dubbio e leggi l'articolo fino in fondo.



Definizione del genere supereroistico

La prima cosa da fare è creare un terreno comune, quindi bisogna stabilire quali sono i paletti che definiscono il genere.
Si perché a prima vista non è chiaro quali caratteristiche facciano rientrare nel genere supereroistico un'opera oppure no.
La riposta più ovvia dovrebbe essere : " i costumi!"
Se un personaggio indossa un costume allora è ovvio che siamo di fronte a genere supereroistico.
Purtroppo non è la risposta giusta; esistono parecchi super eroi che non indossano nessun costume e fanno comunque parte del "genere" Uno su tutti Tommy Monaghan il protagonista di Hitman.
Mentre Zagor eroe nostrano ne indossa uno, ma è chiaro a chiunque che il suo genere non è quello dei Super eroi.
Il fatto che nascondano la loro identità dietro una maschera?
Nemmeno quello, i fantastici quattro non indossano maschere e la loro identità e i loro domicilio è conosciuto a tutti e pure sfiderei chiunque a dire che non sono supereroi.
Allora sono i poteri? No, ma ci siamo andati vicino, Batman non ha poteri ma è una delle figure più iconiche del genere supereroistico.
Però i poteri contano, anzi il "potere".
Si perché ciò che definisce il genere è questo: il potere e come lo si usa.
Gli americani, data la loro etica calvinista, sono profondamente convinti che se un uomo diventa ricco è per merito di Dio che lo ha elevato al disopra della massa, e che quindi ha il diritto/dovere di esercitare il suo potere per incidere sulla collettività.
Date queste premesse risulta abbastanza facile comprendere la chiave di lettura del genere.
Dio o chi per lui (il fato) sceglie un uomo, gli dona il potere di fare la differenza, come poi lo userà è la base della narrazione di qualsiasi fumetto/ film/ libro sui supereroi.
A questo punto qualcuno avrà il ditino alzato pronto a dire : "Batman, Batman non ha poteri!"
Sbagliato Batman ha un enorme potere, ha il potere dei soldi, soldi di cui badate bene è meritevole, in quanto li amministra con perizia.
Quindi nessuno più di lui ha diritto di guidare le masse secondo la visione calvinista americana.
Se volete approfondire questo aspetto di Batman vi consiglio quel capolavoro di Frank Miller che è il ritorno del cavaliere oscuro, se non lo avete letto lo trovate qui.



Di che parla "Lo chiamavano Jeeg Robot"?

Premessa in questa parte dell'articolo farò qualche spoiler, quindi se non lo avete ancora visto correte a vederlo: è un film bellissimo ed è da pochi giorni uscita la sua versione in Blu Ray che trovate qui.

Visto che adesso abbiamo stabilito cosa rientra nel genere supereroistico e cosa no, andiamo ad analizzare di cosa parla questo film.
Enzo Ceccotti il protagonista riceve, come da narrazione classica del genere i suoi superpoteri grazie al fato, poi però dopo questo ammiccamento al mondo dei supereroi, il film prende una direzione totalmente diversa.
Si perché quel diavolo di Nicola Guaglianone smette di interessarsi ai poteri del protagonista e a ciò che ne fa.
I poteri diventano un MCguffin che serve per innescare la trama.
Ma di cosa parla allora questo film?
Parla di solitudine. E' una analisi profonda e  spietata della società che ci stiamo cucendo addosso.
Una società dove siamo tutti individui, dove se cadi nessuno ti raccoglie, dove i legami con le altre persone sono utilitaristici e legati solo alle necessità del momento.
E' di questo che parla questo splendido film, di ciò che ci aspetta e di ciò che ci stiamo perdendo.
Il genere supereroistico viene citato come metanarrazione dall'unico personaggio, Alessia, che in quanto folle ha la possibilità  di ammiccare la pubblico quasi sfondando la quarta parete.
E' lei che chiede a Enzo di fare quella scelta di campo tipica dei supereroi, che ovviamente lui personaggio reale si guarda bene dal fare.
Questo rapporto forzato tra i due però insegnerà al protagonista il valore della comunità, gli dimostrerà che anche se è vero che ogni uomo è un'isola, queste isole hanno bisogno di "ponti", e più sono solidi, meglio è.
Come vedete questo film ci ha meravigliosamente ingannati.
Con la scusa di farci vedere un film sui supereroi ci ha donato invece un'opera complessa e non il solo intrattenimento che ci aspettavamo.
E già solo per questo il film meriterebbe di essere visto e rivisto, più volte come si confà ai classici.
Poi però nel finale lo sceneggiatore piazza il colpo di classe: con la morte di Alessia, Enzo finisce per accettare il suo ruolo: smette di essere un uomo vero in un mondo reale e sposa la folle causa della sua amata,  trasformandosi in un supereroe a tutti gli effetti.
Ecco che i suoi poteri, per la prima volta diventano il tema del racconto, e il film diviene  ( nella sua ultima parte) un film sui supereroi.
Io personalmente spero che non ci sia un seguito, perché a meno di grandi colpi di genio da parte degli sceneggiatori, rischierebbe di essere, allora si, un banale film di supereroi. 









sabato 10 settembre 2016

Le cinque migliori opere di Robin Wood

Per chi vi scrive Robin Wood è uno dei più grandi scrittori di fumetti viventi.
Nel mio Personale olimpo, divide il posto solo con altri due autori : Alan Moore e Naoki Urasawa.
Tutti è tre si dividono equamente la mia ammirazione e il mio amore, ma Robin Wood rimane per me speciale.
Giusto per citare una frase di uno dei miei film preferiti, Il principe delle maree : " non è che la amo di più, la amo solo da più tempo".
Così è per me. Scopri Robin Wood negli anni ottanta, quando la crisi della Editoriale Corno fece sparire dalle edicole i fumetti dei super eroi.
Inizialmente fu un grande colpo, ero rimasto orfano della maggior parte delle mie letture fumettistiche e per un attimo accarezzai l'idea di smettere completamente con questa passione.

Ma le passioni fortunatamente non le si governa e così iniziai a guardarmi intorno e a cercare qualcosa di "nuovo".
Il primo approdo facile fu Lanciostory, usciva ogni settimana, costava relativamente poco e garantiva un ottimo numero di "ore lettura".
Con il senno di poi La chiusura della Corno per me fu una vera e propria benedizione.
Su Lanciostory scoprii un modo completamente nuovo di scrivere e disegnare fumetti.
Scoprii che era possibile raccontare storie anche se non erano presenti super eroi, scoprii la "scuola argentina" e i suoi immensi autori :Oesterheld, Breccia, Altuna, Zanotto e Robin Wood, l'immenso Robin, che in un mare di autori geniali spiccava come un diamante.

Inizialmente pensavo non fosse nemmeno un autore , tanta è la molte di opere da lui scritte, pensavo fosse più un collettivo, e mi sbagliavo: Robin Wood esiste e sa scrivere i fumetti dannatamente bene.
Arrivati a questo punto se avete iniziato a leggere ignorando chi fosse L'autore, dovreste essere abbastanza curiosi da voler sapere quali sono le opere che a mio modesto parere sono quelle che ne rappresentano l'eccellenza.

Gilgamesh




Creata Da Wood e disegnata da Olivera, è a mio avviso la serie più "densa" scritta dall'autore di Origini paraguayane.
Gilgamesh prende come fonte di ispirazione il poema sumero L'Epopea di Gilgameš, e partendo da questo spunto, narra puntata dopo puntata la storia dell'umanità vista con gli occhi di un immortale.
la scrittura di questo fumetto è altissima, i riferimenti culturali complessi e puntuali, ma quello che sorprende, e che è poi la specialità di questo autore, è la precisione con cui racconta gli eventi storici realmente accaduti, una precisione a mio avviso accademica.
L'opera si divide in due parti; la prima in cui Gilgamesh, ripercorre apunto tutta la storia dell'umanita, fino ad arrivare ad un futuro prossimo venturo, dove la stupidità dell'uomo unita alla potenza atomica finiscono per rendere il nostro eroe l'unico abitante sulla terra.
A questo punto Gilgamesh riesce a far partire un razzo e lascia il pianeta terra, la serie ha quindi una svolta netta, e diviene una space opera a tutti gli effetti, dove il protagonista verrà in contatto con diverse civiltà aliene, il tutto mantenendo quel sapore raffinato che me la fa accostare a 2001 odissea nello spazio di Kubrik.

Nippur


Nippur è il fumetto che rende famoso Wood in argentina.
Possiamo definirla la sua prima opera adulta.
La serie è ambientata in Mesopotamia nel terzo milleno AC.
Su Nippur Robin Wood sin da subito mette in campo le caratteristiche che poi diverranno la sua firma:
La scrittura aulica e letteraria delle didascalie,  la sua enorme passione per la storia e la sua conoscenza approfondita di quest'ultima, terza caratteristica il fatto che anche se le puntate sono concepite come episodi autoconclusivi, la saga è tutta in continuity, nel corso degli anni infatti, vedremo il protagonista invecchiare, perdere un occhio, avere un figlio ecc ecc, evolvendo anche umanamente e modificando anche la sua scala "valoriale".
Il punto di forza della serie però sono i personaggi, Wood è un maestro a tratteggiare con poche battute i comprimari che di volta in volta condividono le loro vite con il protagonista, dando a tutti caratteristiche uniche che ve li faranno amare.
Vi assicuro che nessuno dopo aver letto qualche numero potrà rimanere indifferente a personaggi come Hiras o come Hattusil il gobbo.

Dago


E' in assoluto la sua serie più famosa. Se conoscete Wood , probabilmente e perchè avete letto Dago.
Dago è una serie ambientata nel modo del XVI Secolo Dago è la storia del nobile veneziano Cesare Renzi, che tradito dal suo migliore amico a causa di una cospirazione che vede tutta la sua famiglia sterminata, si ritrova dopo essere stato gettato in mare con una daga piantata nelle schiena ad essere ripescato da una nave di pirati turchi.
Reso schiavo da questi ultimi, Cesare Renzi inizierà la sua personale battaglia per la sopravvivenza che lo porterà a scalare tutte le classi sociali della società ottomana.
Il motore che spinge Dago è la vendetta, vuole vendicarsi di tutti quelli che hanno organizzato l'uccisione della sua famiglia.
Nonostante le premesse Dago non perde mai la sua umanità, che unita alla sua etica ne fà uno dei personaggi più affascinanti che vi capiterà mai di leggere in un fumetto.
Nota curiosa, Dago dopo Dylan Dog e Tex è il fumetto con più pagine mensili stampato in italia.


Savarese



Savarese è una serie che racconta la storia del piccolo Giovanni Savarese, costretto ad emigrare in america dalla Sicilia , dopo che la sua famiglia è stata uccisa in una disputa per il controllo di alcuni terreni agricoli.
Siamo nei primi anni del novecento e Wood è capace di raccontarci l'epopea dell'immigrazione italiana di quel periodo con una tale precisione e una tale conoscenza della nostra cultura, da risultare credibilissima.
Come tutte le opere di Wood anche Savarese ha una sua continuity, che ci porterà a vederlo prima tredicenne immigrato alla prese con al sopravvivenza nella grande mela, fino a diventare un agente del' FBI impegnato nella lotta a quella mafia da cui era fuggito nel suo paese natio.  



Helena


Helena è la serie che preferisco tra tutte quelle che ha scritto Wood.
Helena è la storia di una ragazza ricca e privilegiata di Buenos Aires, che scopre alla morte del padre di essere diventata povera.
Helena inizierà quindi un percorso personale e professionale che la porterà a diventare una donna molto intelligente e una giornalista impegnata.
A dispetto delle serie citate sopra Helena è ambientata nel presente, fu scritta negli anni settanta ed a mio avviso è la più smaccatamente  politica delle opere di Wood.
Infatti Wood grazie ad Helena ci mostra la società argentina e le sue contraddizioni, in un paese stretto nella morsa della dittatura.
Helena è anche una grande telenovela, Wood infatti riesce a imitare lo stile narrativo tipico delle serie TV sudamericane, rendendo Helena un ibrido sospeso tra l'impegno sociale e la leggerezza di un fumetto romantico per ragazze.
Un mix straordinariamente efficace.
Nota curiosa, negli anni novanta mediaset da questo fumetto provò a trarre una serie TV che però non ebbe grande fortuna. 


Anche per oggi è tutto alla prossima











sabato 3 settembre 2016

2700 un fantasy tutto italiano, Perle Nascoste, fumetti che vanno recuperati

Nel mille novecentoottantasei Dylan Dog fa capire ai vecchi parruconi dell'editoria italiana ( Boneli compreso) che si può fare un fumetto di successo rompendo le consuetudini e le formule che ci si portava dietro dalla fine degli anni cinquanta.
Questo evento ha dato il via ad una stagione durata all'incirca una decina di anni che ha visto nascere una numero considerevole di "progetti" dalle tematiche più disparate fatti con il tentativo di beccare la nuova gallina dalle uova d'oro.
Tutti fallirono in questo senso, alcuni ebbero vite editoriali dignitose, come Lazarus Leed, o Balboa, ma la maggior parte non durò che una manciata di numeri.



Ad essere mortalmente sinceri la maggior parte di questi fumetti raggiungevano a stento la decenza: spesso erano progetti raffazzonati e buttati in mezzo alla mischia con la speranza di fare il colpaccio.
Però come soleva dire mio nonno anche un orologio rotto durante il giorno segna due volte l'ora giusta.
Infatti tra una marea di storie scialbe e personaggi piatti ogni tanto faceva capolino qualche chicca degna di nota; una di queste a mio avviso era 2700.
2700 era un gioiellino: per prima cosa era un fantasy, ma un fantasy già per l'epoca molto moderno dove robottoni e cavalieri medievali convivevano in un modo post apocalittico in cui la società era regredita in un nuovo medioevo.
Quello che mi colpì all'epoca furono due cose: Prima la scrittura.
Manfredi Toraldo autore dei testi ed inventore della serie sapeva scrivere.
Aveva una padronanza del mezzo che può avere un veterano.
Sapeva reggere le novantasei pagine senza mai allungare il brodo con una naturalezza di chi fa questo mestiere da anni, solo che lui di anni all'epoca ne aveva diciassette.
Quando lo scopri l'ammirazione per il suo lavoro crebbe a dismisura.
La seconda cosa che rese 2700 una di quelle serie che ancora hanno spazio nella mia libreria era l'ambientazione.

In un ambiente ( quello fumettistico dei primi anni novanta) dove nemmeno su Dylan Dog ci si era presi la briga di farsi una mappa della casa del protagonista, con il risultato che la topografia di quest'ultima cambiasse da numero a numero, 2700 aveva un ambientazione solida e coerente fino al più piccolo dei particolari che rendeva la lettura straordinariamente immersiva.
Purtroppo nonostante tutte queste meravigliose premesse anche 2700 non superò i due anni di vita e a differenza di altri fumetti nati nello stesso periodo e divenuti cult come : ESP o Hammer , 2700 non ha mai goduto di una riedizione in volume come avrebbe a mio avviso meritato.






se avete voglia di approfondire l'argomento trovate tutte le informazioni qui

Se per caso , in una fiera o in qualche fumetteria vi capita di trovarne qualche numero fatevi un favore compratelo.